Circa 7 italiani su 10 sono favorevoli a una co-somministrazione del vaccino anti-Covid e anti-influenzale e i farmacisti rappresentano un punto riferimento per la scelta della prevenzione. L’indagine
Circa 7 italiani su 10 sono favorevoli ad una co-somministrazione del vaccino anti-Covid e di quello dell’influenza, l’82% cerca maggiori informazioni sui vaccini e i medici di famiglia e i farmacisti rimangano i punti di riferimento per la scelta della prevenzione anti-influenzale. Questi sono alcuni dei dati emersi dall’indagine “Termometro Influenza” condotta da Swg con il supporto di Seqirus. L’indagine ha interessato un campione di 2523 cittadini maggiorenni rappresentativo della popolazione (per genere, età, area geografica e ampiezza del comune di residenza), con l’intento “di mettere a confronto come, nel corso dei mesi, possano cambiare ed evolversi le percezioni degli italiani nei confronti della vaccinazione e più in generale sul loro stato di salute”, spiega Riccardo Grassi, direttore di ricerca Swg.
Farmacisti punto di riferimento nella scelta a vaccinarsi
L’indagine mostra che nella ricerca di maggiori informazioni sui vaccini, per i cittadini cresce la fiducia nelle informazioni che giungono da fonti scientifiche e istituzionali. In questo senso, “l’89% delle persone individua il medico di medicina generale come guida per la scelta, seguito dalle istituzioni sanitarie come Ministero, Regione o Asl al 83%, e dal farmacista (81%)”. Crollano invece i social network come punto informativo sul tema dove solo il 24% delle persone si fiderebbe delle informazioni che vengono da questa fonte. Più in generale, comunque, l’influenza viene ancora considerata come una malattia da non sottovalutare, anche se lo scorso anno il virus non è praticamente circolato: per circa 8 persone su 10 questo fatto è legato al maggior numero di persone vaccinate e alle restrizioni con le misure di protezione. “Più di 8 persone su 10 considerano che, proseguendo la pandemia da Covid-19 con le varianti, chi prende l’influenza stagionale rischia doppiamente di avere complicanze e per questo consigliano la protezione vaccinale”.
Sì alla somministrazione dei due vaccini insieme
I dati registrano un aumento diffuso della propensione a proteggersi sia nei confronti di Sars-CoV-2 che per i virus influenzali, i cittadini infatti, considerano un unico appuntamento per i due vaccini come fondamentale in termini organizzativi e logistici. “Il 69% delle persone si dice disposto alla co-somministrazione dei due vaccini – si legge nella ricerca – preferibilmente a novembre (37%) e ad ottobre (30%)”. L’altra grande tendenza che emerge dalla ricerca è la necessità di avere informazioni scientificamente comprovate. “L’82% degli intervistati considera fondamentale avere più informazioni sui vaccini – hanno evidenziato gli esperti – nell’ambito di una percezione sempre più positiva del valore di questi strumenti di prevenzione. Al 72% farebbe piacere ricevere un vaccino antinfluenzale personalizzato e il 59% è ben cosciente che esistono diversi tipi di vaccini per l’influenza, da impiegarsi caso per caso in base all’età e alle condizioni di salute delle persone”. Le persone dunque puntano sempre di più sul vaccino “ad personam”, ovvero mirato sulle caratteristiche del soggetto e che tenga d’occhio anche l’età ed eventuali stati di difficoltà del sistema immunitario. “Questo dato è particolarmente importante – sottolinea l’indagine – soprattutto se si parla in riferimento alla popolazione over-65, che necessita di un vaccino su misura per il rischio dell’immunosenescenza, ovvero della ridotta risposta difensiva, che può rendere meno efficace la vaccinazione in questa fascia di popolazione”.